Villa di Tiberio – Sperlonga

A chi percorra velocemente la Via Flacca, passa spesso inosservato questo bellissimo complesso costiero comprendente la Villa di Tiberio, la grande Grotta ed il Museo Archelogico. Esso è uno dei principali luoghi archeologici del Centro Italia, per la notevole massa di resti strutturali, tipici delle ville marittime, per gli aspetti naturalistici del sito esaltati dalle modifiche apportate dall’Imperatore e per la grande profusione di ornamenti e sculture qui rinvenuti ed in parte conservati nel locale Museo Archeologico.

AMBIENTE E STORIA
Questa Villa è localizzata su una altura presso il Mar Tirreno nel Sud del Lazio, ai piedi di un massiccio sperone dei Monti Ausoni. Questi brulli monti, che costituiscono una barriera invalicabile tra la fertile Piana di Fondi e la costa, sono ora compresi nel Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi. Nel 184 a.C. il Censore L. Valerio Flacco costruì (forse ristrutturando un percorso preesistente) una ardita strada di mezzacosta che passava di qui, unendo Terracina a Gaeta: la Via Flacca moderna ricalca in parte questo percorso.

Al km 16,300 della via Flacca (moderna strada panoramica costiera che, in parallelo alla via Appia, la quale corre all’interno, congiunge Terracina a Gaeta e Formia) sorge l’Area Archeologica della Villa di Tiberio. Questo Sito, stupendamente collocato in prossimità del mare, è composto dalla Villa Imperiale (con la GROTTA ad essa pertinente) e dal Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga.

La sontuosa Villa dell’Imperatore Tiberio fu edificata su una preesistente Villa di età repubblicana; le prime strutture sono infatti relative ad una residenza tardo-repubblicana, forse appartenuta ad Aufidio Lurco (nonno materno di Livia, moglie di Augusto). Tiberio (che succedette ad Augusto nel 14 d.C.) utilizzò questa residenza fino al 26 d.C.; in quell’anno, preoccupato dal verificarsi di una frana che lo investì durante un banchetto, l’Imperatore preferì traslocare a Capri.

LA VILLA E GROTTA DI TIBERIO
Gli scavi permettono una panoramica delle parti essenziali del complesso (che si sviluppava per un fronte marino di circa 300 m.) composto, oltre che dagli ambienti abitativi e di servizio, da impianti termali e riserve d’acqua, e dotato di un attracco sul mare. La grande grotta naturale (adattata con appositi interventi) accoglieva il triclinio imperiale con una piscina interna, collegata ad altre all’esterno adibite ad allevamenti ittici pregiati. L’interno della scenografica Grotta, in cui l’Imperatore amava passare molto tempo, era riccamente decorato con marmi pregiati e mosaici ed era arredato con monumentali gruppi scultorei dedicati alle imprese di Odisseo (di tutto ciò ‘in situ’ non è rimasto pressochè nulla… ma… non preoccupatevi troppo, leggete oltre.

La ricchezza dei reperti marmorei di questo sito (ed in particolare della Grotta) emerse in tutta la sua consistenza durante i lavori di costruzione della nuova Via Flacca (nel 1957) epoca in cui una vera e propria rivolta degli abitanti (ed in particolare delle donne) di Sperlonga impedì che tutti i reperti marmorei fossero – come d’uso – fagogitati da qualche grande Museo della Capitale. Ciò indusse lo Stato ad allestire (nel 1963) il Museo che ora si trova nell’Area Archeologica.

Questo è uno dei musei pi belli d’Italia: pezzo forte della raccolta è costituito dai celebri gruppi marmorei (di stile ellenistico) dedicati alle avventure di Ulisse (assalto di Scilla alla nave dell’ eroe, accecamento di Polifemo) ed altre sculture sempre ispirate alle vicende omeriche. Della raccolta museale fanno parte numerosi altri pregevoli reperti scultorei, decorativi, suppellettili e diversi manufatti che documentano la continuità di utilizzo della Villa anche dopo l’abbandono dell’Imperatore, fino all’età tardo-antica.

Tempio di Anxur – Terracina

Le imponenti Sostruzioni (del I sec. a. C) del Tempio di Giove Anxur dominano dall’alto del Monte Sant’Angelo l’abitato di Terracina. Il Tempio – Santuario sorgeva quindi sulla platea sovrastante questa sostruzione ed è ora praticamente ridotto a pochi ruderi mentre il grande porticato di sostruzione, che possiamo osservare dal basso, è ben conservato in tutta la sua maestosità.

L’area è di grande interesse paesaggistico (è inclusa in un Parco Naturalistico) e costituisce un complesso archeologico molto articolato, della cui dimensione ci si rende conto solo percorrendo (con modesto sforzo, anche a piedi) pochi chilometri dal centro della sottostante bella cittadina di Terracina (importante anche per le sue vestigia urbane romane e medioevali).

Già da sola la stupenda vista dell’intera Area Pontina e delle sue Isole, che si gode dal Monte Sant’Angelo, merita questa escursione.

Il promontorio del Monte Sant’Angelo (227 metri s.l.m.) costituisce una propaggine dei Monti Ausoni che in questo punto arrivano ad affacciarsi sul Mar Tirreno, dividendo in due parti l’area Pontina: a Est la fertile piana di Fondi e ad Ovest l’Agro pontino vero e proprio (le ex paludi, anch’esse oggi una delle aree più fertili d’Italia). Dal 2000 questo luogo fa parte di una riserva Archeologico-Paesaggistica.

Questo monte era chiamato Monte Nettunio e ciò fino al Medioevo, epoca in in cui vi fu costruito il Monastero di Sant’Angelo; fino a quando non fu tagliato il sottostante promontorio del Pisco Montano. Per i primi tre secoli dalla sua costruzione. L’Antica Via Appia si inerpicava su questo monte per poi discendere dalla parte opposta, prima che il suo tracciato potesse essere spostato a livello del mare. Nell’epoca in cui passava la Via Appia qui sorse un abitato e un luogo di culto, come testimoniato dalle numerose strutture che si trovano attualmente nell’Area del tempio di Giove Anxur. Tra l’altro, oggi non si è più tanto sicuri che la divinità cui era dedicato il Tempio fosse proprio lo Iuppiter Anxurus (Giove bambino); infatti, sulla base di iscrizioni rinvenute, secondo molti, il santuario forse era dedicato a Venere, ma ulteriori ricerche in corso potrebbero riservare altre sorprese in proposito.

Fu all’epoca di Silla (II sec. a. C.) che l’area (dove aveva sede anche un famoso oracolo) assunse caratteri di Monumentalità.

L’AREA DEL TEMPIO DI ANXUR OGGI
La struttura che oggi maggiomente emerge in questa area archeologica è il grande portico di sostruzione del tempio, realizzato nel I sec. a.C., visibile anche dalla costa terracinese. L’imponenza del porticato rischia di far passare in secondo piano altre notevoli testimonianze  di questo sito che conserva sia resti di strutture relative alle fasi più antiche del luogo di culto sia delle fortificazioni romane (cinta muraria. Campo trincerato e torri) peraltro ben conservate, che costituiscono quasi un unicum fra i siti archeologici di questa epoca.

Altro motivo di interesse di questo luogo, è costituito dai resti del Monastero Benedettino dedicato a San Michele Arcangelo (che fu qui costruito nell’Alto Medioevo, nella zona occupata dal c.d. Piccolo Tempio); questa è una testimonianza di quegli insediamenti che (allocati in posizioni quasi imprendibili e muniti di fortificazioni) furono luogo di sopravvivenza della civiltà occidentale nei secoli bui (i Benedettini avevano la loro roccaforte nella non lontana Abbazia di Montecassino).

Alle spalle del Monte Sant’Angelo si estende (in parte nel Comune di Sonnino) la Riserva Monumento Naturale di Campo Soriano: si tratta di un’area con formazioni geologiche a carattere carsico (doline e inghiottitoi) di grande interesse paesaggistico e faunistico.